Come si fa a non arrendersi di fronte alla difficoltà?
Tutto parte dalla consapevolezza e dall’accettazione che la vita è fatta anche di momenti di grande negatività, che come la brezza che soffia, non dureranno per sempre.
Come diceva Joseph Campbell, la vita è una gran bell’opera, ma a volte fa molto male.
Si potrebbe pensare che i problemi non ci abbandoneranno finché non abbiamo imparato tutto ciò che c’è da imparare da essi. Sappiamo quindi che le situazioni negative passano, e quindi possiamo accoglierle con rispetto, senza cercare di banalizzarle, cercando di vedere a tutti costi solo il lato positivo. Ma accoglierle non significa sguazzare nella negatività, diventare vittima della situazione.
Abbiamo bisogno, di tanto in tanto, di accogliere e di vivere questo lato oscuro perché ci rende più pronti alla grande esperienza della vita.
Allo stesso tempo possiamo chiederci se è l’elemento negativo che ci sta rovinando, oppure la nostra scelta di soffermarci troppo a lungo.
Dato che vediamo il mondo non come è, ma come siamo noi in quel momento, sarebbe utile, per cominciare immaginare di uscire dalla situazione (farlo anche fisicamente, spostandoti o mettendo un vetro tra te e la situazione) e rivedere te stesso sotto una luce diversa per poi chiederti quali altre possibilità di reagire ci possono essere.
Il processo di rivedersi potrebbe passare attraverso una fase di riconnessione con una propria parte, quella parte di grande benessere, a volte celata dentro. Ci renderemo conto che non siamo persone indegne, è solo la situazione che ha bisogno di essere affrontata in modo diverso. Si dice di prendere rifugio.
Un rifugio non è una fuga, ma potrebbe essere considerato una sorta di esilio interno in cui ritirarsi in quei momenti particolari quando occorre ritrovare un po’ di sicurezza, o quando c’è necessità di ricostruirsi.
Questi sono luoghi che rimangono impressi nella memoria come esperienze vissute nel passato, una delle più importanti essendo quella dell’infanzia, caratterizzata dalla cura e dalla protezione ricevuta dall’adulto, specialmente dalla madre.
Ma il rifugio potrebbe anche essere costituito da altre esperienze di sponsorizzazione da parte di chiunque ci ha offerto calore, sicurezza, speranza e felicità.
Il semplice rievocare questi ricordi serve a riportare l’organismo in uno stato di più pienezza, più in grado di affrontare le eventuali avversità del momento, sia che provengano dal mondo esterno sia dal mondo interno.
Grazie per il tempo che hai dedicato a leggere questo articolo.
Arthur
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